martedì 14 giugno 2011

Ghiaccio bollente.... (e poi succede che...)

E poi succede che il primo giorno di sole invece che scaldarti ad un tratto ti congeli.


Come se un guerriero seminudo e tutto tatuato discendente da una tribù di cannibali ti sparasse un proiettile di ghiaccio da una cerbottana colpendoti dritta al cuore per poi mangiarti..
E allora ti senti cadere, senza ben capire cosa è successo con quella sensazione di immobilità, incapace di pensare, di muoverti. Avete mai provato quella sensazione, quella di quando nei cartoni animati la fronte si riempie di righe nere verticali e una specie di flash si espande tutto intorno?

Ecco quel flash.. ma gelido, io l’ho sentito dentro.

Una frase, una semplice frase, un po’ brutale ma.. che mi sono cercata, mi ha riportato con i piedi… o meglio con il culo per terra. Facendomi sentire un idiota che non ha mai ben pensato esattamente a cosa stava facendo, a cosa volesse, a cosa cercasse. Forse non cercavo nulla. In realtà credo che non stavo cercando proprio nulla.

Seguivo un onda, una sensazione, un niente, seguivo e basta. E non mi ci trovavo male su quest’onda. Ma le onde arrivano a riva.. e si spengono… a volte gradualmente e a volte travolgendoti e dandoti in pasto a uno squalo… se sei fortunata… o a un cannibale, se sei nel posto sbagliato e lui ha fame…

Non so nemmeno dire quanto ci sono rimasta male… quel proiettile mi ha congelata li… tipo statua di cera, cerco di capire se sto respirando ma non ne sono neppure sicura.. congelata.

In questo momento quell’esercizio sul lasciarsi cadere e avere fiducia nelle compagne che ti prendono al volo fatto durante il team building mi verrebbe benissimo. E senza materassino sotto. Senza sbattere le ciglia. Senza stringere i denti. Ah si, sarei la regina della puntata del team building del martedì.

Eppure non è niente di eclatante. E’ un pezzetto di verità buttata li… nero su bianco. Come mai colpisca così tanto vedere qualcosa che in realtà si sa già.. è uno dei misteri della vita, come quello dei ragni che appaiono magicamente mentre faccio la doccia e che mi costringono a entrarci con un hawayanas in mano, e quello della madonna di Fatima.

Ma fa più male.

Forse un giorno smetterò di sanguinare. E Forse un giorno gli asini voleranno.

Smi

lunedì 13 giugno 2011

More than words ...

Qual è la differenza tra uno scrittore e uno “scrittore dei poveri”?

La capacità di seguire il corso della storia indipendentemente dal proprio stato d’animo. La capacità di continuare a scrivere un episodio buffo in modo divertente anche se hai il cuore a pezzi e vorresti scrivere una lacrimevole pagina di diario. Oppure di descrivere in modo commovente la perdita del migliore amico della protagonista mentre sei euforica perché hai ricevuto un messaggio che ti fa sussultare il cuore e vedi tutto rosa e con un sorriso a 52 denti stampato in faccia.

Io non lo so fare.

Se sono a pezzi dentro, dalle mie dita escono solo piccoli rimasugli del mio cuore che si sbriciola e punti aperti delle suture delle mie cicatrici, il tutto bagnato da lacrime q.b , un pizzico di sale e un po’ di prezzemolo tritato a scrittura ultimata.

Così la storia di Emily, che alla fine ha o avrà, spero, una specie di senso logico e di linea temporale, è stata scritta saltellando da un capitolo all’altro, da una parte di storia all’altra a seconda dell’umore della sua creatrice, della sua vita oscillante tra altissimi e bassissimi, della quantità di spritz ingurgitati la sera prima o del risultato della partita della settimana, delle lacrime versate sul cuscino che ormai credo sia più umido dell’hammam alle terme di monticello, di un messaggio inaspettato ricevuto che scalda il cuore più velocemente di quanto si scaldi la caldaia del ferro da stiro, della quantità di ore dormite durante la notte.

La cosa buffa è che nonostante tutto non credo che sarò mai capace di scrivere escludendo i miei sentimenti. Quindi al diavolo quel metodo tanto predicato al liceo per scrivere i temi, che prevedeva uno schema preliminare composto da introduzione, e via i suoi 3-4 punti salienti, svolgimento.. con tutti i suoi punti necessari e parte conclusiva.

Io prendo un ascensore e vado su e giù per la mia storia, a volte chiudendo gli occhi e schiacciando un tasto dell’ascensore a caso, a volte usando le scale per non sentire la sensazione del vuoto allo stomaco.

Forse…

Forse non è così male essere uno scrittore di serie b … o serie c… o magari anche di prima divisione.

Forse quello che conta è esprimere qualcosa che qualcuno possa capire, o forse qualcosa che aiuti te stesso a far uscire quello che hai dentro e che ti fa male e ti brucia così tanto che ti consumerebbe, o che è così grande e scoppiettante che non puoi contenere.

Forse…

Forse non riesco a smettere di scrivere.

Smi