lunedì 5 luglio 2010

Quando il fulmine arriva ...


Ci sono momenti in cui il tuo corpo reagisce a degli stimoli senza che tu lo voglia, o te ne renda conto, per effetto del cervello che se ne va per i fatti suoi chissà dove e chissà perché da degli impulsi che non dovrebbe dare.

Così succede che se sei convinto di una cosa ma non ne hai le prove, ci pensi e ti fa male, ma rimane li nel limbo, mentre nel momento in cui ne hai la certezza il tuo cervello lancia un impulso a caso che velocissimo arriva al tuo cuore che si ferma un secondo per poi battere a mille all’ora, ai tuoi occhi che si spalancano, ai tuoi polmoni, che per un attimo smettono di respirare, alle gambe che non sono più capaci di tenerti in piedi e per ultima senti una fitta…
Nonn saprei come spiegarla è… una scossa, un lampo a ciel sereno. Ti sorprende e non sai in grado di difenderti, perché sei tu stesso che l’ai creata. Non fai in tempo a nasconderti sotto un albero, a correre, a fermarla.
In quel momento tu non capisci più niente. Sei come Doroty portata via dalla tromba d’aria. Non ti escono le parole, non sai pensare ad altro, non sai reagire, non sai. Ecco non sai, e allo stesso tempo non sei.
Non sei tu, non sei li, non sei conscio.

Quando il lampo passa… inizia la pioggia. Torrenziale, forte, infinita, accompagnata dalla sua amica nebbia e dall’umidità che ti si inserisce fino alle ossa.
Vorresti che scuotendoti, esattamente come fanno i cani, tutto se ne andasse, bagnando qualcun altro, scrollando via acqua,pensieri,tutto..
Ma non funziona, oltre alla difficoltà reale dello scuotersi, tecnica sconosciuta a noi esseri senza …oh Dio senza no, diciamo con pochi peli, quando smetti di sbattere le varie appendici del tuo corpo all’impazzata, ti viene solo un gran senso di vertigine… e tanta tanta nausea. Quindi a meno che non si abbia un travelgum in tasca sconsiglio vivamente l’esperimento.
Quindi questa sensazione resta. Non c’è modo di mandarla via. Durante la nebbia post fulmine non riesci a smettere di pensarci. Parli d’altro, magari sorridi, magari lavori, ma la tua testa è altrove. Chissà come è possibile questo fenomeno, questa finzione. Stare male dentro e pensare ad altro ma rispondere a una domanda, fare un sorriso, aprire una commessa e fare una caduta macchina. Forse è questo che ci distingue dagli animali, la capacità di pensare una cosa e dirne o farne un’altra. Però poi ti ritrovi a scrivere un nome in una casella xls piena di calcoli matematici, a fissare una persona perché.. perché mio Dio quanto ci assomiglia, a far gocciolare il ghiacciolo sulla dita dei piedi, senza nemmeno sentire la sensazione di freddo, di bagnato, di appiccicaticcio… a mettere il piatto in pattumiera e la buccia di banana in lavastoviglie.
Eppure lo sapevi, quel lampo non è a ciel sereno, lo sapevi. Eri preparato. E allora perché colpisce? Perché il parafulmine non era li, nonostante lo sapevi che ne avresti avuto bisogno e che il momento di usarlo sarebbe arrivato.
Forse qualcuno l’ha rubato. Forse era un parafulmine placebo.
Forse, in questi casi, ci si chiede perché l’evoluzione non si è fermata a qualche stadio precedente.


Smi

venerdì 2 luglio 2010

Emily cammina ....


A volte Emily ha l’impressione che qualcosa sia andato male nel momento della sua reincarnazione. Non era scritto da nessuna parte che lei doveva essere una persona, un umana. C’è stato sicuramente uno scambio, un operatore distratto, un nome scritto male, un angelo innamorato che pensava ad organizzare la serata con la fidanzata e l’ha fatta mettere nella fila sbagliata.

Si è sempre immaginata il momento dell’incarnazione dell’anima in un corpo come il colorado boat a gardaland. La lunga fila, la scelta del “tronco”, la sbarra di sicurezza, il fischio e la partenza … e poi il buio… la luce accecante, il sorriso.

Emily è salita sul tronco sbagliato. Non ci sono altre spiegazioni.
Un gatto… sicuramente doveva far parte del mondo animale ma un gatto… era la sua destinazione più probabile. E’ inspiegabile che i gatti la adorino, che lei adori loro, e che quando ha qualcosa che non va loro lo capiscano e la coccolino. E’ una di loro. Lo è da prima di nascere. Lo è dalla sua vita precedente.

Lei non è come le altre ragazze. Leì è più intelligente, più intuitiva, è guidata dall’istinto. Un istinto che le dice quando qualcosa non quadra, quando le persone le mentono o le dicono delle mezze verità. Lei lo sente annusando l’aria quando arriva un temporale e si alza dal letto per mettere al riparo i suoi girasoli. Se ti vuole bene ti abbraccia forte quando sente che ne hai bisogno. E lei lo sente. Cammina per la strada pensando a una cosa e di colpo viene come fulminata, come nei cartoni animati, da una consapevolezza di aver trovato la risposta a quella domanda, la spiegazione… e chissà come mai è sempre quella corretta.

Forse l’hanno messa nella fila delle persone perché, al contrario degli animali a qualche problema di udito… in macchina è una di quelle che quando passano ti viene da urlare “Ho capito che hai la radio!!! Ma abbassa!!!” ma non perché è tamarra, perché i suoni e i rumori sotto un certo decibel non li sente….e poi non ci vede… cioè ci vede, ma con le lenti.. dicono troppo studio, ma è più probabile troppa lettura o troppi esperimenti per schiarirsi gli occhi stando a fissare il sole il più possibile, perché gli occhi marroni non le piacciono.

Adesso cammina avanti e indietro per il corridoio, con la scusa di andare in bagno perché… beh.. l’aria condizionata fa questo effetto, per nascondere le lacrime che appena si distrae le scivolano fuori dagli occhi, per ricacciarle dentro sfruttando l’aria che le viene addosso mentre cammina, sperando che si asciughino, che nessuno le veda. Emily è pensierosa, Emily spesso si sente sola.

Poi si risveglia dai suoi pensieri, si concentra.. sente qualcosa, qualcosa di familiare.. è il suono del suo telefonino che ha lasciato sulla scrivania in ufficio… forse è lui… forse… forse non la metterà davvero in un cassetto, come le aveva promesso tempo fa…

Smi