martedì 28 luglio 2009

Lontano dagli occhi......


Stamattina mi sono svegliata con questo dilemma in testa :
ma oggi, in quest’era tecnologicamente avanzatissima dove non si può vivere senza i-pod, i-phone, facebook, msn, skype e via dicendo…. sarà ancora vero che lontano dagli occhi…..
-Ma la mattina non hai altro a cui pensare?- direte voi….
Effettivamente non avete tutti i torti, ma stamattina è così, e finche non trovo una conclusione, logica o illogica non ha alcuna importanza, questa domanda mi continuerà a ronzare nella testa, tra il cervello e il cervelletto, dopo la rotonda sempre dritto, poi girare a destra verso le meningi, secondo semaforo a sinistra e via, siamo al punto di partenza e si continua a girare in tondo, come quando il navigatore si fissa che devi per forza fare quella strada anche se è un senso unico… nell’altro senso.
Ebbene, dopo essere stata in fissa per 15 minuti con la testa appoggiata sulla mano sinistra, quando ormai le lenti oltre ad essersi incollate agli occhi si sono anche seccate e hanno tutto il contorno arricciato, ho trovato la mia conclusione.
Sì. Però No.
Profonda vero? Ne è valsa la pena rubare 15 minuti al lavoro per giungere a una conclusione di cotale livello…ahhh sisisisi.
In realtà le distanze oggi non sono più assolutamente un limite, non si va più neanche in bagno senza il telefonino (il nuovo samsung touch screen ha infatti inserito l’applicazione: carta igienica umidificata), sei out se non hai msn e almeno una volta al mese accendi la web cam mentre chatti, i sms ormai si scrivono da soli perché appena digiti la lettera A sulla tastiera del telefono, lui sa già cosa vuoi scrivere e a chi, e le compagnie telefoniche fanno a gara a chi raggiunge prima i 1.500 sms al minuto, ogni minuto. Facebook ti permette di ritrovare persino i compagni dell’asilo e di vedere attraverso le foto e le info personali cosa esattamente hanno fatto nei 25 anni in cui non vi siete visti. Come si fa ad essere lontani?
Eppure, per chi, come me, ha costantemente bisogno del contatto fisico, del calore umano, a volte ci si sente lontani comunque. Quindi sarei propensa a dire si, è ancora valida questa frase…
Recentemente ho però scoperto che a volte essere lontani ti permette di parlare e di conoscere le persone in un modo che se fossero vicine non potresti fare, o meglio non riusciresti.
Leggi i messaggi con maggiore attenzione, li aspetti con maggiore voglia, sorridi quando senti il suono del telefono, annoti le cose che vuoi dire alla persona lontana in modo da non scordartene appena la sentirai e poi immancabilmente ti perdi via parlando di tutt’altro, così solo dopo aver attaccato trovi il post-it con gli appunti.. e allora ti senti e ti scrivi, e ti dimentichi, e riappunti, e nel frattempo hai un'altra milionata di cose da condividere, e poi… e poi quando ti vedi è come se la distanza non fosse mai esistita, perché nonostante il milione di cose su cui aggiornarsi e la voglia di sentirlo questo benedetto contatto umano, la lontananza riempita da questi mezzucci tecnologici è diventata semplicemente attesa.
Si è trasformata, accorciata, colorata, e non è più lontananza.
Soprattutto non esiste più il “lontano dagli occhi” ..nè dal cuore. E’ solo lontano dalle dita, dalla pelle, dalle labbra... solo…ripeto io sono un’ accanita fan della fisicità, ma ammetto che la mancanza riesce ad essere minimizzata, parzialmente riempita,ecco.
Ed ecco il perché del Sì..però No…
Che detto in termini tecnologicamente avanzati, come è giusto che sia vista l’era in cui siamo sarebbe un:
“Hoy,come dici? Ti manco? Ok, domani ci sentiamo su Fb o msn, lunedì ti chiamo e merc facciamo un full immersion in touch( full touch con tastiera ergonomica :D ), bacio.”

Smi

martedì 7 luglio 2009

Lost... on the Garda Lake


Appena tornata dall’ennesimo green volley, 24 ore ovviamente, con tende, sacchi a pelo e tutto il resto, rimango sempre con un espressione indecisa tra la risata scomposta nel ricordo delle avventure passate e la nostalgia x l’esperienza finita. Ammetto che quest’ultima dura molto poco, all’incirca dal mercoledì mattina al mercoledì sera perché sabato si ricomincia da capo, altro green, vecchi e nuovi amici tutti insieme.
In eredità da questo week-end infatti abbiamo due ombrelloni, una piscina gonfiabile e nuove amicizie, o conoscenze diventate amicizie e pian piano il gruppo si allarga, cambia forma ma la sostanza è sempre quella e il divertimento è assicurato.
In 5 minuti abbiamo creato la squadra x il prossimo torneo, tra una partita a carte, una partita a pallavolo (eh…ogni tanto ai tornei si fa anche quello) un saltello in piscina, una dormita, una spalmata di crema e qualche scherzetto eccoci qui, anche il nome abbiamo già creato. In 2 minuti ci siamo anche collegate a internet e la squadra è stata iscritta. Con chi giocherò? Una cara amica e 3 ragazze intraviste di sfuggita ai tornei, mai presentate, ora unite nell’assurdità del nostro nome di squadra e nei due giorni passati sotto lo stesso ombrellone a morire dal ridere. Il mio compito è prendere i top e scrivere i nomi e i numeri, e son già pronta a portare pennelli e colori in ufficio di nascosto domani, per portarmi avanti.
E’ incredibile come l’esperienza di stare tutti a stretto contatto anche solo per pochissimi giorni unisca le persone, voglio dire, ok se vai in campeggio per 15 giorni insieme, o se cade l’aereo e finisci su un’isola deserta infestata dagli “altri” e dai superstiti del progetto dharma, ma 2 e dico 2 soli giorni…
Questa, signore e signori, è la magia dello sport.
Benjamin Linus chi è in confronto all’organizzatore che sta tutto il giorno ad urlare al microfono muovendo i fili di noi burattin-giocatori e segnando le nostre sorti sull’isola fatta di campi da pallavolo, piscine, rocce, paludi, docce improvvisate, bagni improponibili, mostri inverosimili (soprattutto dopo un paio di coca e havana) e tendopoli dove dormire??
Il risultato però è lo stesso… i sopravvissuti si sentono legati e accomunati da un’esperienza che crea una complicità unica, e tanta, tanta voglia di rivedersi e vivere nuove avventure insieme... cercando anche di capire che cavolo stavamo facendo su alcune foto improbabili e in pose improponibili i cui significati sono nascosti in qualche angolo sperduto nella nostra mente, che solo dopo svariate sedute di ipnosi di gruppo riusciremo a ricordare…

Smi








mercoledì 1 luglio 2009

It can't rain always.... o forse sì ..


Esiste un modo x fermare le lacrime?
Se lo trovate ditemelo perché in 32 anni io il segreto per chiudere il rubinetto non l’ho mai trovato.
Ho però sperimentato almeno un milione di modi per nasconderle, mimetizzarle, bloccarle temporaneamente (di solito questo succede quando ormai mi sono completamente disidratata tipo mela grinzosa) e almeno un milione di scuse per gli occhi e il nasone rosso tipo renna di babbo natale.
Le lenti, il vento, l’allergia, qualcosa in un occhio, troppo tempo davanti al pc. E c’è chi ci crede. Ma non io… quindi appena mi giro mi ricordo del perché stavo piangendo e via… si rompono gli argini un’altra volta.
Eh si che non sono una frignetta. Non lo sono mai stata, almeno per quello che ricordo. Beh a eccezione delle cose commuoventi …però quando mi prende il magone……
Credo sia una questione di stato d’animo. Quando sei a terra per qualche motivo, o preoccupata o insomma non sei al massimo…qualsiasi cazzata mi fa perdere il controllo delle emozioni e via…un bell’acquazzone.
Il problema è che a volte mi coglie alla sprovvista. In macchina che guido e canto beata a un certo punto mi viene un pensiero e giù…. A flotti. Un paio di volte ho fatto partire i tergicristalli non capendo che stava succedendo e da dove veniva tutta quell’acqua… poi mi sono accorta che era dentro la macchina, non fuori.
E li che fai? Eh..niente ti fai del male, continuo e mentre passo il mcdonald, il maxisport, l’uci cinema, il mascheroni, molteno e finalmente entro nell’attraversamento una miriade di pensieri tristi e sepolti da qualche parte della mia testa escono insieme alle lacrime precedenti portandone altre. Si tengono tutti per mano, non c’è verso di staccarli, come un treno che ad ogni stazione aggiunge dei vagoni… diventa lunghissimo e te stai li in macchina fermo al passaggio a livello che guardi i vagoni che si susseguono e li conti…e aspetti che finiscano.
Certo ti vedrebbe voglia di staccarne qualcuno, alzare le sbarre e passare..ma non puoi. Devi stare li e guardarli passare uno dopo l’altro, ognuno coi suoi graffiti, i suoi passeggeri, l’aria fredda o calda, i bagagli, i lost and found.
Parcheggio e mi do una sistemata…. Forse gli occhiali da sole a mezzanotte non sono indicati… e come li copro sti occhi?? meno male che il mio parrucchiere ha deciso che mi stava bene la frangia… così mimetizzo.
Appena entrata in casa provo l’estremo rimedio. Apro l’acqua nella doccia e la faccio scorrere per un pò, mi spoglio lentamente lasciando i vestiti sul pavimento e mi butto sotto l’acqua bollente.
Alzo la testa verso il getto e resto li. Immobile, ad ascoltare il rumore, sentire il calore e il picchiettio dell’acqua sulla mia faccia.
Passa? No.
Ma non mi accorgo più che sto piangendo perché il getto trascina giù le lacrime confondendole e scaldandole, e mi sembra di stare bene. Mi sembra di aver vinto e di aver fermato il flusso.
A volte le cose che sembrano vere ti fanno stare meglio, basta convincersi che lo siano davvero.

Smi