
Ho sempre amato da impazzire il sabato del match. E’ una cosa difficile da descrivere, ma le emozioni che ti accompagnano sin da quando metti il primo piede fuori dal letto la mattina sono un miscuglio di gioia,tensione,voglia e timore che ti fanno sentire vivo,importante,con uno scopo… almeno a breve termine, e tutto il tuo corpo e la tua mente sono concentrati su questo scopo, qualsiasi cosa tu faccia, non faccia o pensi.
Di solito mentre il mio piede sinistro fa capolino dal piumone sondando la temperatura esterna e io mi stiracchio tentando di tenere aperti gli occhi più di 3 secondi, il mio cervello vagabonda già tra la divisa, il borsone, il polsino da mettere al gomito (new entry della moda pallavolistica del momento) le ginocchiere e il solito elastico per i capelli (se si vince non si cambia MAI nulla). Poi sorrido e muovendo lentamente tutti i miei muscoli controllo che durante la notte non mi sia venuto qualche dolorino supplementare dovuto a qualche posizione strana…. Tutto a posto, via il piumone e pronti per il sabato.
E se una mattina mi sveglio senza il sorriso? Se il mio piede sinistro si rifiuta di cercare la fine del piumone e l’inizio dell’aria? Se invece del sorriso i miei occhi guardano in alto pensando : Che palle …
metto stancamente la divisa e preparo la borsa pensando a cosa indossare nel post partita, in pizzeria e poi a spasso per milanobynight … jeans, top, giacca, cappellino e trousse coi trucchi … manca qualcosa …ma non riesco a capire cosa…..
Ritiro fuori tutto dalla borsa e rimetto dentro le cose elencandole: divisa bianca, divisa puffo, pantaloni da riscaldamento, maglia da riscaldamento, ginocchiere, accappatoio, mitzuno da gioco, trousse con mollette e elastici,polsino… eppure c’è tutto … che manca??
Io manco.
IO.
La mia voglia, la mia gioia, il cuore che batte. L’attesa della sfida e la voglia di vincerla. L’emozione, il sudore,la fatica, il mio braccio alzato quando faccio muro e il mio braccio piegato con un pugno stretto quando chiudo a terra un bell’attacco. Il mio urlo quando difendo una palla difficile o quando recupero una palla sbucciata. Mi siedo a terra accanto alla borsa aperta e guardo l’accappatoio rosso attraverso la zip semiaperta.
Che mi è successo? Che cavolo mi è successo? Io amo questo sport, lo amo tanto da non poterne fare a meno, da non potermi pensare lontano dalla palestra neanche se infortunata e con le stampelle, lo amo tanto da ritrovarmi qui a guardare la borsa con gli occhi fissi e le braccia stese lungo i fianchi chiedendomi com’è che non mi batte più il cuore così forte da sentirlo rimbombare nelle mie orecchie. Questa non è la mia pallavolo, questa non sono io e questo non è il mio posto. Non posso divertire se non mi diverto, non posso vincere se il mio cuore non batte, non posso festeggiare se tutto quello che sento è vuoto, noia, assenza. Non solo dentro di me, anche fuori. Non è dentro di me e io non posso darla agli altri, ma non riesce a entrare dentro di me da fuori, non la sento. Non la sento.
Ti prego urla più forte perché io non ti sento.
Mi alzo, prendo la borsa, chiudo l’ultimo pezzetto ancora aperto con la zip, me la carico in spalla, apro la porta … la richiudo. Tenendo la borsa sulla spalla torno indietro per il corridoio fermandomi davanti allo specchio. Mi guardo. Guardo me, la mia divisa e la mia borsa sulle spalle. Questa sei tu, ricordatelo quando metterai piede in palestra, questa sei tu. Sorrido, stringo il pugno e torno verso la porta. La riapro e questa volta la chiudo dietro di me.
Smi
metto stancamente la divisa e preparo la borsa pensando a cosa indossare nel post partita, in pizzeria e poi a spasso per milanobynight … jeans, top, giacca, cappellino e trousse coi trucchi … manca qualcosa …ma non riesco a capire cosa…..
Ritiro fuori tutto dalla borsa e rimetto dentro le cose elencandole: divisa bianca, divisa puffo, pantaloni da riscaldamento, maglia da riscaldamento, ginocchiere, accappatoio, mitzuno da gioco, trousse con mollette e elastici,polsino… eppure c’è tutto … che manca??
Io manco.
IO.
La mia voglia, la mia gioia, il cuore che batte. L’attesa della sfida e la voglia di vincerla. L’emozione, il sudore,la fatica, il mio braccio alzato quando faccio muro e il mio braccio piegato con un pugno stretto quando chiudo a terra un bell’attacco. Il mio urlo quando difendo una palla difficile o quando recupero una palla sbucciata. Mi siedo a terra accanto alla borsa aperta e guardo l’accappatoio rosso attraverso la zip semiaperta.
Che mi è successo? Che cavolo mi è successo? Io amo questo sport, lo amo tanto da non poterne fare a meno, da non potermi pensare lontano dalla palestra neanche se infortunata e con le stampelle, lo amo tanto da ritrovarmi qui a guardare la borsa con gli occhi fissi e le braccia stese lungo i fianchi chiedendomi com’è che non mi batte più il cuore così forte da sentirlo rimbombare nelle mie orecchie. Questa non è la mia pallavolo, questa non sono io e questo non è il mio posto. Non posso divertire se non mi diverto, non posso vincere se il mio cuore non batte, non posso festeggiare se tutto quello che sento è vuoto, noia, assenza. Non solo dentro di me, anche fuori. Non è dentro di me e io non posso darla agli altri, ma non riesce a entrare dentro di me da fuori, non la sento. Non la sento.
Ti prego urla più forte perché io non ti sento.
Mi alzo, prendo la borsa, chiudo l’ultimo pezzetto ancora aperto con la zip, me la carico in spalla, apro la porta … la richiudo. Tenendo la borsa sulla spalla torno indietro per il corridoio fermandomi davanti allo specchio. Mi guardo. Guardo me, la mia divisa e la mia borsa sulle spalle. Questa sei tu, ricordatelo quando metterai piede in palestra, questa sei tu. Sorrido, stringo il pugno e torno verso la porta. La riapro e questa volta la chiudo dietro di me.
Smi