domenica 29 marzo 2009

Se il cuore non batte più ...


Ho sempre amato da impazzire il sabato del match. E’ una cosa difficile da descrivere, ma le emozioni che ti accompagnano sin da quando metti il primo piede fuori dal letto la mattina sono un miscuglio di gioia,tensione,voglia e timore che ti fanno sentire vivo,importante,con uno scopo… almeno a breve termine, e tutto il tuo corpo e la tua mente sono concentrati su questo scopo, qualsiasi cosa tu faccia, non faccia o pensi.

Di solito mentre il mio piede sinistro fa capolino dal piumone sondando la temperatura esterna e io mi stiracchio tentando di tenere aperti gli occhi più di 3 secondi, il mio cervello vagabonda già tra la divisa, il borsone, il polsino da mettere al gomito (new entry della moda pallavolistica del momento) le ginocchiere e il solito elastico per i capelli (se si vince non si cambia MAI nulla). Poi sorrido e muovendo lentamente tutti i miei muscoli controllo che durante la notte non mi sia venuto qualche dolorino supplementare dovuto a qualche posizione strana…. Tutto a posto, via il piumone e pronti per il sabato.

E se una mattina mi sveglio senza il sorriso? Se il mio piede sinistro si rifiuta di cercare la fine del piumone e l’inizio dell’aria? Se invece del sorriso i miei occhi guardano in alto pensando : Che palle …
metto stancamente la divisa e preparo la borsa pensando a cosa indossare nel post partita, in pizzeria e poi a spasso per milanobynight … jeans, top, giacca, cappellino e trousse coi trucchi … manca qualcosa …ma non riesco a capire cosa…..
Ritiro fuori tutto dalla borsa e rimetto dentro le cose elencandole: divisa bianca, divisa puffo, pantaloni da riscaldamento, maglia da riscaldamento, ginocchiere, accappatoio, mitzuno da gioco, trousse con mollette e elastici,polsino… eppure c’è tutto … che manca??
Io manco.
IO.
La mia voglia, la mia gioia, il cuore che batte. L’attesa della sfida e la voglia di vincerla. L’emozione, il sudore,la fatica, il mio braccio alzato quando faccio muro e il mio braccio piegato con un pugno stretto quando chiudo a terra un bell’attacco. Il mio urlo quando difendo una palla difficile o quando recupero una palla sbucciata. Mi siedo a terra accanto alla borsa aperta e guardo l’accappatoio rosso attraverso la zip semiaperta.
Che mi è successo? Che cavolo mi è successo? Io amo questo sport, lo amo tanto da non poterne fare a meno, da non potermi pensare lontano dalla palestra neanche se infortunata e con le stampelle, lo amo tanto da ritrovarmi qui a guardare la borsa con gli occhi fissi e le braccia stese lungo i fianchi chiedendomi com’è che non mi batte più il cuore così forte da sentirlo rimbombare nelle mie orecchie. Questa non è la mia pallavolo, questa non sono io e questo non è il mio posto. Non posso divertire se non mi diverto, non posso vincere se il mio cuore non batte, non posso festeggiare se tutto quello che sento è vuoto, noia, assenza. Non solo dentro di me, anche fuori. Non è dentro di me e io non posso darla agli altri, ma non riesce a entrare dentro di me da fuori, non la sento. Non la sento.
Ti prego urla più forte perché io non ti sento.
Mi alzo, prendo la borsa, chiudo l’ultimo pezzetto ancora aperto con la zip, me la carico in spalla, apro la porta … la richiudo. Tenendo la borsa sulla spalla torno indietro per il corridoio fermandomi davanti allo specchio. Mi guardo. Guardo me, la mia divisa e la mia borsa sulle spalle. Questa sei tu, ricordatelo quando metterai piede in palestra, questa sei tu. Sorrido, stringo il pugno e torno verso la porta. La riapro e questa volta la chiudo dietro di me.
Smi

venerdì 27 marzo 2009

La sportiva in...tacco


Passeggiando davanti alle vetrine del centro vengo sempre attratta dalle scarpe esposte in vetrina accanto ai vestiti, da brava donnina. Nonostante non si possa dire che sono ossessionata come in "I love shopping" o anche solo come la mia collega che ha scarpe di ogni colore, altezza e varietà... devo ammetterlo..le desidero, senza bava alla bocca e orgasmo alla cassa, ma le desidero.
Ed è così che anche questa volta dopo essere "casualmente" passata davanti a quella vetrina per una settimana intera sono entrata, le ho prese in mano e squadrate da ogni angolazione, appoggiate.... passata nella corsia successiva.... tornata indietro, riprese in mano, annusate, soppesate.... e chiudendo gli occhi come davanti alle candeline della torta di compleanno ho espresso il mio desiderio : speriamo non ci sia il mio numero ...
Eccolo li invece pronto che mi guarda, seconda scatola dall'alto: 37.
Che faccio non le provo? .. ok le provo... ma solo per sapere come mi starebbero.
Carine.... uh che carine.... "ma come le stanno bene signorina" senta commessa, non infierisca che ho già i miei bei problemi, si faccia i cazzi suoi che campa cent'anni e mi lasci soffrire in pace.
Ovviamente non lo dico, ma sorrido forzatamente e fintamente, riportando lo sguardo sui miei piedi...
Richiudo gli occhi, apro la bocca e inspiro quanta più aria possibile ignorando le signore che mi guardano pensando: ma questa ce la fa? prendo le scarpe, le metto nella scatola, la chiudo e vado al bancone della cassa, ravano nella borsa, estraggo il portafoglio, lo apro, faccio abibubò tra i due bancomat augurandomi di avere ancora soldi su uno dei due conti, e lo porgo alla cassiera che .. apre la scatola .... guarda una scarpa.... poi guarda l'altra .... poi riprende la prima guardando il numero ... poi riprende la seconda guardando il numero .... le ripone nella scatola .... chiude la scatola .... mi dice il prezzo sorridendo ... io sposto lo sguardo da lei alla mia mano tesa col bancomat da circa 5 minuti, lei mi segue con lo sguardo e lo prende passandolo nell'aggeggino infernale ..... .... ....... sento il rumorino amico (o nemico) e vedo che esce lo scontrino ... e a questo punto finalmente riprendo fiato (sta cretina non può fare le cose più velocemente quando vede che una cliente comincia a diventare rossina...poi rossa... poi bordeaux e poi inizia a tendere al viola??????? ) e con estrema serenità riprendo il bancomat e attendo speranzosa che la commessa finisca tutte le operazioni e mi metta la scatola in una borsa abbastanza grande per contenerla (ma non lo vedi che quella è troppo piccolaaaaa???????).
Vado a casa canticchiando quallo che passa sul mio Ipod, e entrata in casa vado col rituale: tolgo le scarpe dalla scatola, elimino pazientemente tutte le etichette, tolgo shox e calzini e le riprovo dvanti allo specchio... taccheggiando sul mio parquet preziosissimo (è permesso taccheggiare sul parquet solo ed esclusivamente al momento del nuovo acquisto... dopodiché... son porconi che volano...) con l'espressione soddisfatta e un pò ammicante di quando ti ridanno un compito in classe in cui hai preso almeno un bel 7-- e stranamente è merito del tuo cervello, non del tuo compagno di banco e dei suoi bigliettini.
In questo stato d'animo decido di metterle la sera per il panino con pettegolezzo,crudo, gamberetti, salsa rosa e insalata insieme all'amica di sempre.
Jeans stretto che sostituisce quello un pò a zampa quando devo mostrare delle scarpine nuove che non siano un paio di shox o di puma, magliettina di emily nera, maglioncino, giacca e via con soddisfazione verso la mia aygo... scendo le scale con qualche difficoltà (non è la scarpa troppo alta, è la scala troppo ripoda chiaro???) passo dal cortile facendo lo slalom tra i gatti e il cagnone che mi aspetta scodinzolante con la pallina in bocca "No Atena, non adesso" taccheggiando verso il portone ... esco faccio due passi belli sicuri e al terzo.... mi ritrovo senza la scarpina destra. Ma io dico: ma chi ha inventato il porfido non aveva proprio altro da fare quel giorno??????????? disincastro la scarpa, la rimetto... faccio altri 2 passi.... tac... di nuovo.
Mi faccio tutta la via in punta di piedi finchè arrivo all'amatissimo asfalto.
Aygo-semafoto, semaforo, rotonda, parcheggio ... asfalto (sempre amatissimo) ecco la mia amica.... baci e saltelli fuori dal bar e poi entriamo anche perchè sto morendo di fame. Ovviamente lei si è accorta delle scarpe nuove semplicemente perchè contrariamente al solito non ho le shox e sono più alta di circa 7 cm (calcolando che le shox hanno il tacco del 3 ) e dopo i complimenti di rito ci sediamo.
Non è ancora arrivato il panino e io son già a piedi nudi sotto al tavolo ....
alla seconda panaché penso che tra poco dovrò rimetterle per uscire, camminare fino alla macchina, guidare e poi rifare tutta la mia via in punta di piedi come le ballerine grazie al PORFIDO MALEDETTO .... e mi vien un tantino male....
ma sorridendo ascolto le news dell'amica sul nuovo fidanzato e le sue capacità oratorie... o era orali? vabbeh... bla bla bla ....
"signorina, bancomat o carta?"
Le mie pupille riprendono vita e con esse il mio cervello ritorna nel mondo reale, alzo le spalle, riguardo la scatola e le dico: "mi da anche un paio di infradito per il porfido e il ritorno? Bancomat,grazie"

Smi

giovedì 26 marzo 2009

Bloodgiving Day ... pronti via




Ospedale Manzoni di Lecco - Mercoledì 25.03.09 ore 10.30. Plasmaferesi piano -2.



Richiudo il foglietto e guardo il semaforo. Sempre rosso. Ma anche se fosse verde alle 9.00 di mattina la bergamo-lecco è più trafficata di un formicaio in piena attività, quindi sarei ferma comunque. Prendo in mano il cellulare e inizio a cancellare i messaggi eliminabili, e a spostare in qualche cartella quelli che mi regalano un sorriso, o che è meglio tenere “perché non si sa mai”, riguardo avanti… verde… ma tanto non ci si muove.
Con tanta tanta tanta calma e pazienza arrivo nei pressi dell’ospedale, e rinuncio già a priori all’idea di entrare nel parcheggio sotterraneo, vista la coda che c’è fuori, e anche di provare a entrare nel parcheggino all’aperto, visto il nr di macchine che stanno li nel mezzo ad aspettare che qualcuno lasci loro il posto. Rotonda, scendo verso le case popolari… niente… risalgo, scendo verso il consultorio e mi viene la malsana idea di lasciarla sulla discesa a destra, in mezzo ad altre 4 o 5 macchine…. e allora via manovra… entro perfettamente con la mia piccola utilitaria manovrabile e imbucabile in qualsiasi spazio… spengo il motore… ah no…. 5 mesi fa all’ultima donazione l’ho lasciata qui e quando sono tornata c’era una bella sorpresa sullo specchietto… 36,50 Euro… in contanti è, messi li in bella vista proprio, con un bigliettino con scritto: per te dal comune, scusandoci del disagio provocato dal basso numero di parcheggi rispetto all’affluenza media giornaliera all’ospedale di Lecco… onde evitare un’altra multa riavvio il motore, torno alla rotonda, rigiro, risalgo la via, riscendo… niente…. Finché finalmente un’auto se ne va e lascio la mia al lato della strada tra un cancello e un cancelletto, con un bel disegno di un pedone sull’asfalto, ma dove non ci sono divieti e non ho mai preso multe (mi viene anche il dubbio che quell’omino disegnato per terra in realtà sia la sagoma di pollicino disegnata da qualche agente della scientifica, dopo il ritrovamente del suo cadavere schiacciato da un triciclo di qualche bimbo che passava…. Altrimenti che significato potrebbe avere???)
Entro in ospedale dando una rapida occhiata al cellulare: 10.15. Ottimo.
Passo davanti alle poste, banca, parrucchiere, bar, edicola dimenticandomi per un momento dove sono e mettendo automaticamente la mano in borsa per cercare il biglietto della spesa…. Poi vedo la reception e allora la mia mano si sposta al portafoglio cercando la carta di credito per l’accettazione, finchè finalmente vedo la scritta “Accettazione day-hospital” e mi ricordo che sono in ospedale…
Corridoio, destra, ascensori, piano -2 …
Ed eccomi qui, appena l’ascensore si apre sento aria di casa: un donatore annoiato dall’attesa sta sulla porta di sicurezza semiaperta con una sigaretta in mano, lo schermo gigante con i numeri estratti per accettazione/visita/donazione divisi per sangue e plasma, una 30ina di persone sedute e/o in piedi che aspettano il loro turno e il mio primo obiettivo: il distributore dei biglietti numerati.
Vado con passo sicuro verso il mio pulsantino: Plasma e lavoratori autonomi. Strano accostamento, lo penso tutte le volte. Nell’antichità (fino a circa un anno fa) l’appello numerato era solo per i donatori di sangue, i “plasma” e i lavoratori autonomi entravano direttamente all’accettazione, i primi perché erano talmente pochi e il procedimento è talmente lungo che passavano avanti, i secondi perché essendo autonomi poi devono tornare al lavoro. Ora però chi fa plasma deve mettersi il cuore in pace perché nonostante bigliettino e conteggio siano separati, minimo ci deve restare 2 ore al -2. QUindi per gli autonomi fate qualcos’altro, una terza lista, o una corsia prioritaria come quella al check-in in aeroporto o…. che è sto rumore?la sveglia? Ah no il display luminoso…. 028 ..vabbeh tocca a me… entriamo va.
Tempo compilazione questionario: 48 secondi, è quasi record, tempo di bucatura del dito : 39 secondi, cotone e fuori di nuovo in attesa…. Varco la porta aspettandomi un boato di cori e applausi per il mio quasi record … invece niente, le solite facce annoiate e voci polemizzanti su chi è entrato prima di chi e perché … uff…. cerco una sedia e mi ci sied…..028… visita. Mi rialzo e rientro sogghignando e pensando a commenti dei lamentosi, dato che sono appena arrivata. Altro tempo record, pressione, battiti, bilancia..
“lei è quella che gioca a pallavolo vero?” “Si.”
“Visita sportiva tutto ok?” “Si.”
“Grazie può andare”
Riesco e questa volta il boato me lo merito…. Allungo l’orecchio oltre il piede … niente… e va beh che antipatici sti donatori Avis (ovviamente io sono ALDE, per distinguermi dalla massa eheh)
Adesso l’attesa inizia anche per me, con ancora il cotone sul polpastrello del mio indice sinistro apro Vanity e mi butto nella impegnata lettura…
Circa ¾ d’ora dopo e 50/60 sussulti al Biiiip del cambio numero sul display tocca a me. Entro, saluto, cerco la mia poltrona e mi accomodo mostrando il braccio sinistro all’infermiera. Lo guarda, sorride pensando “finalmente delle vene che non si fa fatica a prendere”, apre la confezione sterilizzata di aghi per cavalli usati per le plasmaferesi e con sicurezza lo infila nel mio braccio. Assicura i tubicini con lo scotch, parte con le 7 provette di sangue e poi lo collega alla macchinetta che sarà mia compagna per l’ora successiva…. Vanity…. Ma dove l’ho lasciato Vanity? … azz… fuori…. E va beh c’è la Bertè in TV sulla rai (chissà perché poi in quella sala sempre la rai si guarda….) vediamo come è vestita oggi ….

Smi

martedì 24 marzo 2009

Altro che Dr.House ....


Dopo anni e anni e anni di volley ormai credo di aver imparato l’anatomia umana meglio che se mi fossi iscritta a medicina (calcolando poi che son 14 anni che faccio lingue e non ho ancora finito… pensa se facevo medicina… stavo ancora a elencare falangi, falangine e falangette per passare il “I” di qualche esame di sub-anatomia..).
In base a cosa conosco così bene il corpo umano?? Beh…. Ovvio, in base ai vari dolori, stiramenti, contratture, distrazioni, lesioni e dolori en passant che si spostano a seconda di come dormi, come ti svegli, come scendi dal lettino del fisio dopo che ti ha sistemato qualcos’altro…
Ah non avete idea di quanti dolori nascono dopo essere scesi da quel lettino!!!!
Nel giro di pochi secondi una fascite plantare è diventata infiammazione del tendine d’achille, solo per come ho appoggiato il piede! Ora i casi sono due, o devo imparare a volare in modo da evitare di appoggiare male i piedi ogni volta, oppure aboliamo sto lettino e mettiamo un bel materasso da yoga x terra!
E la spalla? Il mio trapezio, che mi ricorda tanto le interrogazioni a quiz della prof. di mate al liceo che mi chiedeva di disegnarne uno isoscele alla lavagna e di calcolarne l’area, non ha più segreti x me, a seconda di come lo tocco so calcolare benissimo l’area dell’infiammazione, autosciogliermi una contrattura e sapere quante bustine di oky servono per sollevarmi dal dolore senza nemmeno fare base maggiore più base minore per altezza diviso due.
E che dire dello psoas? Qualsiasi dolore che si senta a bassa schiena (o alto sedere, dipende un po’ dalla conformazione ..) è tutta colpa sua ! e allora stretching e esercizi x lo psoas (anche se mi chiedo a cosa cavolo serva staccarmi la pelle dalla colonna vertebrale tutte le sante volte che iniziano a massaggiarmi, che fa un male tremendo e tanto dopo 10 secondi si è riappiccicata di nuovo!!!! E Santa madre, lasciamola li se ci sta tanto bene noooo???) ma io mi chiedo, se va stretchato e allungato, e curato e viziato con carne di cavallo e fegatini di vitello con polenta e pure del digestivo, ma che cavolo è li a fare? Non lo possiamo levare come l’appendice?????
Detto questo ora mi sto seriamente chiedendo che ci faccio qui seduta a una scrivania a fare conversazione con clienti francesi e litigare coi fornitori italiani per un mailing con catalogo di vino e olio incorporato ….. invece di aprire una linea verde per chi vuole sapere che cos’è quel dolorino lì e cosa fare x curarlo?
Dottoranda Sminky, esperta in dolori , May I help you?

smi

martedì 17 marzo 2009

Bello, interessante ... ma il gioco dov'è finito????


Ho 32 anni e faccio sport da quando ne ho 5 forse 6, passando alla pallavolo come impegno fisso da quando ne ho 14… ma oggi, dopo 18 anni, non posso più dire di GIOCARE A PALLAVOLO.
In realtà sono indecisa … non sono ben sicura se quello che faccio è TEORIZZARE, METAFORIZZARE O CHIACCHERARE DI PALLAVOLO.
Quelle belle sedute di allenamento con ore di tecnica non parlata, ma eseguita ripetendo fino allo sfinimento fisico determinare azioni, i milioni di bagher contro il muro, gli attacchi solo diago o solo para, il centro che si allenava a girare palla in posto 2 e 4 evitando il muro, i mille salti a muro con dei pezzi di legno o plexiglass incollati a dei guanti per farti mettere bene le mani, la difesa da dietro i materassini…. Ma dove cavolo sono finite????
Signore e signori, adesso si fa TEAM BUILDING e si GUARDA IL NON VERBALE.
Parliamo del “non verbale”, il Team Building ce lo teniamo per la prossima volta.
Siam tutti d’accordo che se uno apre le braccia e le lascia ricadere ai fianchi vuol dire che è demoralizzato, ma è mai possibile che dalla tribuna si veda se negli occhi di una persona c’è luccichio, passione e determinazione, oppure una lente storta ? Se uno guarda in alto per valutare se le luci gli danno fastidio non è che per forza vuol dire che chiede aiuto a Dio!!!
NO NO NO il non verbale parla chiaro, se vinciamo 2-0 e poi arriviamo 2-2 non è possibile che mi si venga a dire, lo sapevamo già che finiva così, si vedeva dal vostro non verbale.
Piuttosto dimmi che sei mago e prevedi il futuro, non mi venire a dire che quando uno vince 2-0 ha un non verbale che indica che perderà i 2 set successivi !!!!!
Se sbaglio una battuta non mi mostro abbastanza dispiaciuta, ma comunque devo fare in modo che l’errore non pesi sulle mie compagne e infondergli coraggio e consapevolezza che la prossima non la sbaglierò … si ma quindi? Che faccio???? Mi lascio cadere sulle ginocchia x dimostrare che ho capito l’errore ma poi mi rialzo con un balzo e sorrido alle mie compagne schiacciando l’occhio e alzando il pollice mentre dico: YEAH forza, la prox facciamo punto noi!! Ma x piacere !!!

E allora che si fa, si studia come presentarsi in campo, come soggiogare l’avversario sin da subito facendogli capire tramite il non verbale chi è il più forte… spalle in dietro, busto eretto…anzi no, un po’ proteso in avanti e fissare l’avversario. Dritto negli occhi x infastidirlo. Fisso per metterlo sotto pressione. Ma scusa…e la palla quando la guardo????
L’avversario mica guarda me, guarda dove è finita la palla, dove sono i nostri buchi, quali sono gli attaccanti… NO, guarda ME. Devo mettermelo in testa… me lo devo scrivere sulla mano così vedendolo me lo ricordo…
Devo essere aggressiva, urlare in faccia all’avversario (se poi mi danno il cartellino giallo però nessuno mi venga a dire qualcosa è ..) avere luccicanza e anima (non ho ben capito se per fare questo devo mettermi una lampadina nel sedere oppure andare a confessarmi tutti i giorni e fare il segno della croce ogni volta che sento una parolaccia..) e mostrarla !! (la lampadina nel sedere deve andare a pile duracell, così non si esauriscono e non perdo la luccicanza).
Quindi via tutte insieme si fanno le prove di urlo in spogliatoio, perché quando lo facciamo nel pre-partita dobbiamo dimostrare che il nostro non verbale (anche se secondo me l’urlo ha un tantinino del verbale) sia indicativo della nostra voglia di vincere … e se poi a una x urlare forte trattenendo il fiato per un tempo indeterminato tra i 2 e i 5 minuti, le parte un embolo e mi boccheggia li in posto 6 … e va beh amen, l’ha fatto per la squadra, spazzatone e via, li nell’angolo a morire in disparte x favore, che qui bisogna giocare…
Giocare… a questo punto bisognerebbe iniziare a giocare … ma se sei preoccupata a come comportarti per dimostrare questo e quello…. Chi si concentra sul gioco????
Ma soprattutto, che me ne frega di giocare, l’importante è come viene letto il mio non verbale, non se sono capace di mettere la palla x terra, no?
Mah…. Sarò all’antica…. Ma io preferivo la pallavolo giocata …
Smi

venerdì 13 marzo 2009

Scusa il ritardo, è che mi han rapito gli alieni ...


Ma quante scuse bisogna inventarsi nella vita? Eh no, non si può proprio evitarlo e dire la verità perché… non ti crede mai nessuno!!!! Quindi bisogna per forza inventarsi delle cose, e sempre diverse per farsi credere dalla gente, ma è possibile?
Se rimango a letto una mattina, e dico per due volte la stessa cosa mi guardano male… e sogghignano… seee certo, dai dimmi la verità..
Ma se è questa io che ci posso fare???? Credo sia uno dei motivi per cui la mia immaginazione ora è così fervida…
La seconda volta che ho timbrato in ritardo (credo fosse il secondo giorno di lavoro più o meno), l’essere rimasta a letto è passato a c’è stato un incidente, mi hanno tamponato, il treno era in ritardo, ho investito uno in motorino, non si alzava più il passaggio a livello, un camion altissimo ha tirato giu i fili elettrici al passaggio a livello …
Ma dopo un po’ le scuse abbastanza plausibili sono finite… e qui devo dire che più inventavo delle cose assurde e più la gente ci credeva, forse anche perché dette da una che è arrivata alla fermata del pullman a dicembre con le ciabatte ed è dovuta tornare a casa a cambiarle, ed è successo davvero, le cose assurde non sembrano poi così strane….
E allora via, sono uscita dal portone di casa e ho scoperto che nella mia via stavano rifacendo il porfido e guarda caso erano arrivati proprio fuori dal mio portone quindi ho dovuto aspettare che lo posizionassero tutto prima di uscire; il treno ha deragliato e siamo dovuti scendere tutti aspettando la gru che lo riposizionasse sulle rotaie; un cane si è messo in mezzo alla strada e non si spostava ed eravamo tutti in coda; alla rotonda del Vitali c’era uno che correva nudo per la strada manifestando contro non ho ben capito cosa; stavano pulendo le strade e lo spazzino è stato male e ha messo il macchinario dietro la mia macchina e non potevo uscire….
Solo che ultimamente mi sa che ne ho inventate troppe e mi sono prosciugata, mi escono solo cose tipo: ho avuto un attacco di gagotto oppure : mi si è allagata la casa x colpa della lavatrice…
Esisteranno le ricariche per fantasia azzerata? Provo a chiedere da mediaworld….

Smi

martedì 10 marzo 2009

Come on Barbie let’s go party


Ieri, 9 marzo 2009 Barbie ha compiuto 50 anni ..
Mi sorge spontanea una domanda: E chi se ne frega?
Ma come? E’ la notizia del giorno, mi viene risposto: Era sulle prime pagine di un sacco di quotidiani, c’è pure stato un party a Malibù in una casa della Barbie gigante costruita appositamente con rigoroso arredamento Barbie-style e invitati VIPS.. Ma possibile che il 9 Marzo non ci sia niente di più importante da mettere sui quotidiani ???
Ma dai, ma la Barbie è passata di moda su. Ora ci sono le Wings, le Bratz, Le Mairmaid Melody..
Già si avvisava la crisi quando è arrivata la famiglia cuore, Mamma cuore morettona col capello un po’ mosso, già completa di Marito cuore e Gemelli maschio cuore e femmina cuore che incarnava la tipica donna da sposare, contrapposta alla bionda Viveuse che si diverte un po’ con Ken e un po’ con le amiche.. anzi a casa mia c’era anche il Big Gim (che magari era Jim… ma mia mamma così lo scriveva) basso, muscoloso e col capello e l’occhio scuro, che quando giravo il braccio gli girava la faccia e diventava incazzato come una biscia… di solito succedeva quando Barbie aveva il cellulare occupato o faceva troppo shopping. Sicilian Gim in realtà ignorava l’esistenza del Ken Pitt, che Barbie spacciava come amico di una delle sue amiche. Le sue amiche erano spettacolari : c’era Susie capello selvaggio che faceva la postina, Marta capello corto che faceva la donna in carriera, Snodabile Giò che aveva i chiodi in tutte le giunture perché fosse snodabile e che ovviamente lavorava al circo e mi faceva anche un po’ impressione, e la rossa Sara … migliore amica di Barbie e nullafacente esattamente come lei, probabilmente di famiglia ricca con po’ come Paris e Nicole le due amiche se la spassavano facendo shopping, andando a cavallo e in camper, facendo feste e uscendo con Ken Pitt e Sicilian Big Gim…
Ma dopo un po’ scendeva la noia…. E che fai sempre dopo averla pettinata vestita ed essere andati in centro per l’aperitivo? Che noia… ed ecco che allora la famiglia cuore per un po’ è stata una bella alternativa con i bimbi e le questioni familiari, la breve storia avuta da Mamma cuore con Big Gim (il siciliano ha sempre il suo perché) e da Papà cuore con Ken-Pitt (l’ho sempre detto io che era gay io quello li, così perfettino, sapeva sempre consigliarmi ottimamente…) ..
Insomma la perfetta bionda con l’occhio azzurro, la 4 di seno, il bel culo, alta 1.70 negli anni 90 e adesso sarà almeno 1.80 , che pesa 40 kg, con le decolté rosa e sto sorriso stampato, ha stancato. E poi manco una ruga a 50 anni? Ma vaaaaa … e poi quanti ritocchi si è fatta? A un certo punto pareva spingesse le ragazzine all’anoressia quindi l’hanno gonfiata, poi le hanno ridotto il seno perché istigava alla mastoplastica, poi le han ridotto il sorriso perché causava problemi alle bambine brutte… ma con tutti questi ritocchini mi chiedo come abbiano fatto a non cambiarle il nome in Cher.

Smi

lunedì 9 marzo 2009

My personal reality show… why not??


Alla prima uscita del Grande Fratello italiano, ben 9 edizioni fa, ero curiosa di vedere come il totalitario e onnipotente “Big Brother” descritto da Gorge Orwell in “1984” potesse essere usato oggi (anzi ieri), lontano da qualsiasi contesto politico e vicino solo al contesto socio-sperimentale del gossip moderno … sì … socio-sperimentale credo renda bene l’idea.
Un numero N di persone chiuse in una gabbia G che devono superare delle prove, il tutto condito da telecamere e microfoni ovunque = ascolti da record e una nuova generazione di VIPS di secondo livello (un po’ come la borghesia rispetto alla nobiltà di una volta).
Alla prima edizione era anche divertente stare a guardare queste persone che si annoiavano e allora si inventavano delle cose da fare, cercavano di imparare balletti e studiare nozioni di cultura generica per rispondere ai quiz del giovedì a seconda dell’esito dei quali veniva definito il budget per la spesa. Faceva ridere vedere l’ignoranza di alcuni e l’intelligenza di altri, le abilità, la capacità di stare in gruppo, i litigi, la suddivisione del compiti, i discorsi… e perché no i sentimenti, le nomination, le motivazioni e le ambizioni.
Adesso però siamo alla 9 edizione…. e non c’è più niente di divertente nel vedere questi topi in gabbia molto belli o molto brutti , tutti attori, tutti che sanno esattamente cosa vogliono, come comportarsi, come attirare l’odience dandosi agli eccessi : scene di sesso, litigi e urla , isterismo .. basta minestra riscaldata! È ora di cambiare qualcosa….
Ed ecco che arrivano in soccorso del decadente Big Brother, i suoi fidi Small Cousins :
Amici 8 , la Fattoria 4 , L’isola dei Famosi 6 , Ballando con le stelle 5, Campioni 2, Music farm 3, la Talpa 3 …
ma non è finita, ci sono anche quelli minori, i cugini di secondo e terzo grado:
Il Ristorante, La Sposa Perfetta, Ritorno al Presente, Wild West, Armi e Bagagli, Comedy Club, La Pupa e il Secchione, Reality Circus (nel quale non posso assolutamente dimenticare Valeria Marini alle prese con dei saltelli aggraziatissimi…), Uno, Due, Tre.. Stalla!, Vero Amore, Volere o Volare
Pensate sia finita? E dove li lasciamo: Sex terapy (consigli sessuali ed esperimenti filmati con delle parti oscurate di coppie in crisi sessuale) la Tata (“sono tata Francesca” ormai è un tormentone… sto donnino piccolino, biondino e grassottello che gira con il monopattino elettrico nel traffico cittadino E NESSUNO LA INVESTE!!! Ma dai non è plausibile!!!!), Cambio Moglie, I fantastici 5 (li adoro, lo ammetto, sono anche stata tentata di chiamarli) e i Fantastici 5 missione Vip, Italia’s next Top Model (IMBARAZZANTE, se poi paragonato ad America’s Next Top Model facciamo veramente ridere, almeno li son fighe davvero…), Bar Wars e potrei continuare x pagine e pagine elencando solo quelli italiani, perché gli americani ci vanno giù veramente pesanti… da Estreme makeover anche home edition a I want to be a Hilton (ma va?? E chi non lo vorrebbe???), da Temptation Island a chi cerca amici e/o fidanzati in L’uomo x me, dal Segreto di Miriam (che ovviamente è un transessuale e mi chiedo … ma uno che partecipa a un reality chiamato Il segreto di Miriam… e lei è una figa stratosferica… ma quale pensa che sia il segreto??????) a Project Runaway per scovare stilisti emergenti, poi ce n’era uno per trovare la 5 o 6 Pussycat Dolls (non ricordo bene quante sono) e adesso… udite udite è arrivato pure un film: LIFE una fantasmagorica roulette russa nella quale i concorrenti si puntano una pistola alla tempia... e pam.... se sei fortunato vivi, se no muori... o il contrario.... mah ....
e il meglio deve ancora arrivare: ecco l'ultimissima novita made in USA : BFF … Best Friend Forever indetto da LEI ..… Paris Hilton che cerca in questo modo il/la migliore amico/a, compagna/o di shopping e serate, chiacchiere al telefono e passeggiate … e allora io chi sono per restare l’Average Joe (ovviamente titolo di un altro reality americano) della situazione…. Perché non posso avere un reality anch’io?
E allora via, basta solo scegliere titolo, ambientazione, concorrenti… se scartano la mia proposta sulle reti rai, mediaset e sky posso sempre darmi al fai-da-te e lanciarlo in internet.
Sul titolo potrei andare sul classico… da Sminky-factor a Who wants to be a Minchiotti oppure cercare qualcosa di nuovo…tipo Me, myself and Sminky oppure Palazzo Minchiotti makeover (concorrenti da scegliere tra le seguenti categorie: muratori, elettricisti, idraulici, architetti, magüt, imbianchini e mobilieri)… rimane solo una cosa da fare … cercare concorrenti!!! Se volete partecipare mandate una mail col CV e la foto alla sottoscritta…..
Solo un dubbio … ma a chi interessa la VERA vita reale ????

smi

mercoledì 4 marzo 2009

E io che pensavo che il cucchiaio di legno fosse un utensile da cucina…che brutta roba l’ignoranza….


Uno pensa di sapere esattamente il significato e la funzione delle cose… e invece… ecco che a un certo punto tutte le sue certezze crollano….
Chiacchierando con mio cugino, ¾ ala del Rugby Lecco in serie B, rimango spesso affascinata da questo strano mondo del Rugby e dalle sue tradizioni, ideologie e simboli perché è di questo che si tratta, non di un semplice sport. Dopo aver capito e metabolizzato il significato di “terzo tempo” (che nella pallavolo si chiama “pizza di squadra a fine partita” ma con l’aggiunta del festino, del cucinare tutti insieme nella sede e dell’amicizia, il tutto condito con fiumi di birra ) ecco che subito vengo rapita da un’altra strana usanza…. Quella del cucchiaio di legno, il Wooden Spoon.
Mi metto a ridere pensando a questi omoni grandi, grossi e tutti sporchi di fango con legato al collo un cucchiaino di legno e che all’occorrenza si trasformano in minuscole signore Minù sparendo tra i fili d’erba del campo…. Ma subito vengo riportata alla realtà da un pugno in testa (Oh !!! rispetto per le cugine più anziane!!!) “Deficiente - mi dice – è una cosa simbolica”
La mia fantasia riparte e penso che serva per il terzo tempo, per girare il ragù per la pasta x tutta sta gente (una volta metabolizzato, il terzo tempo è la prima cosa a cui penso quando si parla di rugby… forse perché l’ultima informazione aggiunta al concetto sta sempre più in alto…mah) e via, un altro bel pugno in testa … meno male che ho la testa dura!
Mi spiega che è una sorta di cappello d’asino, che si da a chi perde sempre, pare abbia origine in alcune tradizioni dell’università di Cambridge in classe prima e allargato successivamente anche all’ambito sportivo e sia un oggetto simbolico (come del resto il cappello d’asino, non ricordo d’averlo mai visto indossato a qualcuno che non fosse Pinocchio) con diverse leggende sulla sua nascita, origine e significato reale. Una di queste narra che in origine avesse anche un intrinseco significato beneaugurante, del tipo: più in basso di così non puoi cadere, ora che hai il cucchiaio di legno usalo come remo e cerca di uscire da questa merd…. rialzarti insomma, ma che poi questo significato si sia perso.
E io che pensando al rugby riuscivo a visualizzare solo gli All Blacks che urlano facendo linguacce e balli strani…. ora la mia mente non sa più che immagini richiamare, se un casale pieno di gente che mangia, beve e ride nel fare onore al terzo tempo, gli omoni pitturati, o il cucchiaio della signora Minù…
Chissà quali altre sorprese e strane tradizioni mi riserva il rugby, e quanti altri pugni in testa devo ricevere prima di impararle tutte !!!

Nella prossima puntata di “L’ha detto mio Cugino” racconti raccapriccianti sui riti di iniziazione…

Smi

martedì 3 marzo 2009

Anche da noi, ovviamente, il Pangasio è servito....


Dopo mesi e mesi di Pangasio al venerdì (la nostra cuoca tedesca non ha ben capito quand'è il periodo di quaresima e da Febbraio dell'anno scorso, per non sbagliare, tutti i venerdì cucina solo pesce..) e di domande "ma cos'è sogliola? " "No, Pangasio" e facce a punto di domanda chiedendosi che cosa sia sto pangasio, ma alzando le spalle sulla fiducia... lo si mette sul vassoio e via ... ecco che a un certo punto il pesce sconosciuto finisce sui giornali.
Leggo i primi articoli solo per curiosità, perchè "lo conosco!!" un pò come si fa quando si legge un nome o si vede una foto di un conoscente.... macchè conosco, io non lo conoscevo per niente!
Si parla di pesce pericoloso e velenoso.... e allora mi informo.
Cazzeggiando in ufficio finisco per caso a leggere diverse denunce come quella de lastampa.it
dove si spiega che oltre a non avere spesso un'etichetta che ne certifichi prevenienza e controlli, e non essere un pesce di mare come viene spesso definito, ma di fiume.... la cosa preoccupante è quale fiume : il Mekong in Vietnam, nel quale vengono scaricati in gran quantità rifiuti industriali... cose da nulla... arsenico, metalli pesanti ... quelle cosine li... (tanto che Napoli al confronto durante lo scandalo dei rifiuti pareva l'eden...)
Ma noi lo mangiamo da un anno!! un anno tutti i Santi venerdì (e anche quelli non Santi)!!
Mi sento un pò come in quei films de "La signora in giallo" nei quali Jessica Fletcher scopre che qualche sua vecchia amica viene lentamente avvelenata dalla giovane nipote per mettere le mani sulla copiosa eredità.....
Va bene la crisi... ma non mi pare un modo legale di diminuire il numero di dipendenti/bocche da sfamare !!

Da quando girano queste notizie il pangasio è comunque magicamente scomparso dal nostro menù, nessuna spiegazione, nessuna scusa, è semplicemente sparito.
Io darei una controllatina nei nostri laghi, mi sorge il dubbio che sia stato legato e buttato sul fondo con le pinne cementate ... in puro "italian style" ...
Una cosa è certa: ho finalmente capito perchè al mio ultimo viaggio in aereo il metal detector continuava a suonare .... troppo residuo di metalli pesanti nel mio stomaco... forse avrei bisogno di un controllino....

Smi


lunedì 2 marzo 2009

Life coach?? No, grazie io preferisco il fai-da-te



Domenica in trasferta, si gioca a Pont Saint Martin.
Partenza ore 13.30 in pullman, con la voglia di polenta e arrosto che si riaffaccia nonostante il caffè del Mcdonalds tenti di mitizzarla agendo dall’interno.
Vabbeh, mi siedo, cerco di mettermi comoda tra il caldo che sale dai bocchettoni dell’aria sotto i sedili e gli spifferi che arrivano da chissà dove, la musica a palla, i canti gregoriani che arrivano dalle mie compagne in fondo, il nostro dirigente che urla non so bene cosa al microfono e l’intolleranza di base che ho per le trasferte della domenica pomeriggio… ovviamente non ci riesco e allora ipod e Vanity Fair.
Dopo aver scelto accuratamente quali vestiti tra Cavalli, D&G, Chanel, Dior indosserei volentieri se avessi 10 cm e un sacco di soldi in più e quali invece non indosserei neanche se fossi Giselle, aver staccato il fondotinta magico con effetto lifting in quantità sufficiente solo per metà faccia e aver notato che la colla utilizzata meriterebbe una contestazione perché non si stacca bene dalla pagina (deformazione professionale) … ecco che mi cade l’occhio su un articolo interessante : “un coach per cambiare” nonostante il mio primo pensiero vada ovviamente al senso pallavolistico del termine, intuisco che si tratta di qualcosa di più .. ampio. Ed ecco che mi ritrovo a sogghignare apprendendo che esiste addirittura una “ Coach Federation” in continua crescita con “allenatori” di tutti i gusti e per qualsiasi ambito, tra i quali il più conosciuto da noi comuni mortali è il life (personal) coach.
In questo articolo si sottolinea l’importanza di questa figura nata per aiutare le persone a metabolizzare ed affrontare cambiamenti e problematiche nelle quali si può inciampare durante il proprio cammino, senza farsi trascinare nel panico dagli eventi.
Leggendolo (ovviamente il sogghigno è li stampato sulla mia faccia senza accennare minimamente alla possibilità di andarsene) mi pongo un paio di domande… anzi una decina va … prima su tutte:
ma come ho fatto a sopravvivere 32 anni senza il life coach?????
Eppure ne avrei avuto decisamente bisogno già quando alla fine della terza media dovevo decidere quale ramo di studi intraprendere, l’avrei voluto accanto a me mentre lottavo con mia mamma perché io volevo fare il liceo artistico e lei voleva assolutamente che facessi ragioneria. Chissà se con il suo aiuto l’avrei spuntata ?
Passeggiando nei miei ricordi di quel periodo mi chiedo… ma come ho fatto, senza il fido life coach al mio fianco, a trasformare il dubbio in atteggiamento positivo e finire per fare il liceo linguistico, l’università di lingue e lavorare in un ufficio estero ??
Come ho potuto vivere da sola per 8 anni? Senza nessuno che mi dicesse come arrivare a fine mese, come fare la spesa e come pagare le bollette… ma soprattutto come alzare il contatore dell’enel ogni volta che saltava?
E quando al ritorno dagli allenamenti ho trovato la porta divelta e l’appartamento sottosopra? Quando l’azienda per cui lavoravo è fallita?
Quando sono stata picchiata dai simpatici vicini di casa già relegati agli arresti domiciliari per spaccio e oltretutto denunciata da loro x aggressione avrei proprio voluto avere un coach accanto che mi rassicurava dicendomi, non preoccuparti, hanno precedenti, erano in tre contro una e ti hanno aggredito loro.
Ma come diavolo ho fatto a sopravvivere in questa giungla senza il mio tarzan personale?
Mmm … ad un tratto mi viene un’illuminazione (o forse era il semaforo lampeggiante del casello dell’autostrada) semplice : rianalizzando le varie situazioni mi rendo conto che… quando avevo dubbi sugli studi mi sono rivolta ai miei professori x dei consigli, per il furto ho chiamato i carabinieri, per l’aggressione un avvocato, per il lavoro ho consultato gli annunci per tutto il resto…. Un momento… è incredibile … amici, familiari, ospedali, banche, giornali, assicurazioni, servizi pubblici, sindacati, psicologi …. È tutto al mio servizio… questo vuol dire che … che … che …
A che mi serve un life coach quando ne ho almeno un milione, ognuno competente nella sua materia, a disposizione ogni giorno e in ogni ambito? E senza dovergli passare una paghetta settimanale per ringraziarlo del suo prezioso aiuto? ..un momento …..
… carino questo abito Ralph Lauren a pag 69…. Chissà dove ho messo la mastercard… oh raga, qualcuno ha visto la mia borsa? No??? Certo che se avessi un life coach lui lo saprebbe di certo…

Smi