venerdì 15 febbraio 2013

Harry Potter era un avvocato


Sottotitolo : la fantastica avventura di un profano in tribunale

C’era una volta molto molto molto lontano un giovane uomo inconsapevole del mondo che lo circondava, che viveva nella sua casetta di mattoni rossi. Un giorno gli venne notificata una raccomandata verde che gli costò, nell’ordine :
×           un paio di bypass dovuti alla preoccupazione di qualche autovelox  preso chissà dove;
×           un tic nervoso all’occhio per aver realizzato che la macchina gli era stata rubata 8 anni prima;
×           mezza giornata di permesso non retribuito per recarsi in posta a ritirare la raccomandata
×           un esaurimento nervoso perché alle poste sostenevano che la raccomandata era stata ritirata  dal vicino di casa e invece ce l’aveva il postino sul fondo del bauletto della moto
×           un altro paio di bypass dovuti alla scoperta di essere stato citato come testimone al processo del ladro della sua macchina in corso al tribunale di un paese molto molto molto più lontano di lì, in un luogo dove era possibile recarsi sono con l’auto… che non aveva
×           un tic nervoso al piede per il ricordo del furto della macchina.

Preso atto dell’obbligo di comparizione, il nostro amico, che per rispettare la sua privacy chiameremo Giangiacomo, si misein moto per trovare una soluzione e chiedere un giorno di ferie per potersi recare in questo posto dimenticato da dio, che per rispettare la sua privacy chiameremo Culandia.

La sera successiva, rientrando a casa dal lavoro Giangiacomo trovò nella posta un altro avviso di raccomandata, che gli costò, nell’ordine :
×           un tic nervoso al labbro superiore per estremo odio nei confronti del postino
×           12 punti alla mano destra che per evitare di aggiungere altri bypass ha usato per placare la sua ira spezzando legna per il camino a mo di Bruce Lee
×           Mezza giornata di permesso per passare in posta a ritirare la raccomandata

Per poi aprirla e trovare una lettera che diceva che il giorno prima gli era stata recapitata una raccomandata dal tribunale di Culandia contenente una richiesta di comparizione.

Questa volta si contenne e per calmarsi raccolse a mani nude circa 7/800 kg di ortica selvatica da offrire al Dio delle città, e dell’immensità delle terre di molto molto lontano.

 Passarono i giorni e arrivò il momento di recarsi in Culandia per presenziare all’udienza. Giangiacomo si preparò studiando tutti i possibili modi per viaggiare, optando per il mezzo più economico e pratico disponibile in città : la cerbottana gigante. Sfiga vuole (Dea Greca nota per la sua capacità di rompere i coglioni nel momento meno opportuno) che la mattina prima inizi a nevicare. Verde.
La cerbottana è un mezzo altamente comodo, veloce e semplice da usare, che però va a gasolio. Nevicando verde, il motore si ingolfa e ci vogliono almeno un paio di giorni perché possa ripartire.
Decise  quindi di optate per l’unico altro metodo a sua disposizione : il triciclo a scoppio. Distribuì  per tutta la città delle enormi cisterne per raccogliere la neve verde, in modo da avere abbastanza carburante per andare e tornare da Culandia e la mattina successiva si mise in strada alla buonora.

5 paia di scarpe dopo, oltre a parecchie ore, arrivò in Culandia e si presentò al tribunale., dopo aver comunicato  la sua presenza a un addetto si sedette  in sala d’aspetto.

Probabilmente, essendo le condizioni atmosferiche avverse, in quello stesso tribunale avevano trovato rifugio diversi profughi del circo di Moira Orfei. C’erano infatti in quella saletta le più svariate creature che Giangiacomo avesse mai visto :

la donna rompicoglioni dalla voce stridula
La pentola di fagioli umana
Il vecchio che commenta i lavori in strada
Il bauscia festaiolo urlante
Il dodo
Il gatto il topo l’elefante solo non si vedono i due leocorni

 Mentre Caronte usciva e entrava da una porta controllando i presenti, sospirando e tornandosene da dove era venuto talmente tante volte e passando sempre sopra i suoi stessi passi, che ormai nel pavimento c’erano le impronte scavate di almeno una decina di cm rispetto al cotto veneziano, Giangiacomo piantò due fagioli magici in un buco del terreno, li bagnò con un po’ di verde avanzata dal viaggio, parlò dolcemente alle piantina nascenti, tolse le foglie morte, mise del concime naturale (sorvolerei sul tipo e le modalità) le raccolse, le fece seccare al sole e si fece una canna.
Fece appena in tempo a finirla quando Caronte lo chiamo è gli disse che era il suo turno… veramente lui non se ne accorse, fu la piantina a toccargli dentro riscuotendolo dalle sue fantasie e facendogli notare che Caronte lo guardava insistentemente..

Giangiacomo si alzò ed entrò in aula, con quell’aria persa di un gatto che esce dal trasportino nello studio del dentista e si trova in uno stato d’animo misto tra il timore e la curiosità.. si guardò in giro rapido, ma attento, mentre Caronte gli diceva di andare a sedersi al tavolino posto li in mezzo con un microfono davanti. Avanzò allora con passo lento e guardingo, la coda tra le gambe e le orecchie tirate indietro, buttò un occhio al Giudice, con occhiali severi ed un maestoso mantello nero da cui spuntavano enormi corde dorate simili a quelle delle tende di casa di sua nonna, e uno agli avvocati comodamente svaccato dietro una sorta di scrivania in legno scuro, mezzi coperti da enormi fascicoli e da un mantellone aperto simile a quello del giudice.

Si sedette, si avvicinò al microfono trattenendosi a stento dall’istinto di picchiettarci sopra col dito dicendo “uno due tre prova se..se…se..” e poi alzò lo sguardo verso un ometto con le cuffie che scriveva veloce sulla tastiera di un pc.

“Bene”, pensò “come sono finito sul set di Harry Potter?”

 

Smi

Nessun commento:

Posta un commento