martedì 12 gennaio 2010

Ti prendo e ti porto via – Niccolò Ammaniti

Romanzo definito pulp, e che in effetti del pulp ha lo sviluppo di vicende dai contenuti forti e spesso violenti, ma più come risvolto casuale e conseguenza naturale delle situazioni che per tendenza al crimine e al macabro.

Si tratta di due storie parallele che solo alla fine si incontrano e si incrociano, legando il destino dei due protagonisti : lo studente Pietro Moroni povero, perseguitato dai compagni e innamorato della bella e benestante compagna Gloria e Graziano Biglia playboy nullafacente e in fase discendente. I due orbitano intorno a Flora, l’insegnante, senza saperlo e senza immaginare che le colpe di Graziano finiranno casualmente per ricadere sulle debolezze e la rabbia adolescenziale di Pietro, studente “tradito” da un’insegnante innamorata e disperata per la perdita dell’amato che la porterà all’ apatia e al disinteresse totale per ciò che prima amava: i suoi studenti.
Non c’è un insegnamento, una morale o un fine nel racconto, è semplicemente un avvicendarsi di avvenimenti che segnano da una parte la crescita di un adolescente tra bocciatura, difficoltà familiari,scolastiche ed economiche, rapporti di amicizia e primi amori, piccoli crimini e voglia di andare via e il tramonto di Graziano, un “quasi vip” che non ha combinato niente nella vita e che invece auspica il ritorno a casa, il piccolo Ischiano Scalo per aprire una jeanseria con una moglie, che però si lascia trascinare dalla donna sbagliata abbandonando quella giusta e accorgendosi dell’errore troppo tardi.
Non c’è lieto fine ma non ti lascia nemmeno l’amaro in bocca, perché ognuno ha quel che si merita, tranne Flora forse, che in una tarda adolescenza scopre se stessa, il suo corpo e l’amore, ma che ne viene travolta senza essere capace di sopportare il peso delle situazioni da sola.
Le pagine scorrono sotto le dita e quando la storia arriva a un punto cruciale Ammaniti conclude sapientemente il capitolo per ricominciare con l’altra storia parallela, alternandole continuamente e tenendo viva la curiosità, e attento lo sguardo.

Una curiosità. Si dice che Vasco Rossi abbia tratto l’omonima canzone proprio da questo romanzo, io, non so perché, ma appena ho incontrato Graziano nelle prime pagine ho pensato a Vasco e me lo sono immaginata proprio come lui, col capello un po’ più lungo, chiaro e riccio, ma molto somigliante.

Smi

1 commento:

  1. ...il libro che avrei voluto scrivere...
    anche i personaggi minori sono fantastici, vedi il bidello!

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