
Un po’ di sclero in panca per cercare di dare la carica e farci riprendere e un po’ di rassicurazioni a base di frasi fatte già sentite, già dette, già metabolizzate e in questo momento neanche tanto valide…del tipo “se siam prime c’è un motivo” “noi siamo più forti” si certo.
Ma desso riprendiamoci perché lo vogliamo vincere sto lunghissimo campionato, vogliamo la gloria, la gioia, i festeggiamenti e poi la meritata settimana di pausa, la vacanza e poi via con i progetti per la prossima stagione. La vogliamo. E andiamocela a prendere.
Tutte sulla riga laterali in attesa del fischio dell’arbitro che puntuale arriva, e allora dentro, si ricomincia da zero..anzi da 0-0.
Si procede lentamente, non si riesce ad allungare, sempre pari, più uno noi…pari, più uno loro..pari di nuovo. Ai time out tecnici tentiamo di dare qualche suggerimento, di sollevare il morale, ma siamo come in un video che va a rallentatore. Un cosa buona, una grossa cagata. Una cosa buona, una battuta fuori. Ma nonostante questo non ci scappano avanti, non ci distaccano e il punteggio è sempre li, basta davvero poco ma è come se non riuscissimo ad afferrare la fune perché troppo scivolosa. Con la stessa sensazione di lentezza e stranezza arriviamo a 23-22 per loro, momento decisivo. Non possiamo cedere un punto perché significherebbe fare i play off.
L’ultimo punto l’abbiamo conquistato noi, quindi tocca a noi battere… fuori. 24-22. Ma non è finita, ricezione ben fatta e via un bellissimo attacco in diagonale che ci riposta a un passo. 24-23 e battiamo ancora noi.
In un attimo mi passano nella testa tutte le cose che si domanda un giocatore quando deve andare a battere su questo punteggio. La tiro? … Meglio buttarla di la e giocarcela a muro e in difesa, se sbaglio è finito il set. Ma se è troppo facile il set è finito comunque. Fossimo tanto a poco la si tirerebbe, se sbagli va beh il set è già compromesso e se invece fai punto tutto di guadagnato… ma così punto a punto è molto diverso. Di solito si chiede all’allenatore che fare, ma in questo caso forse è meglio evitare perché lui è ancora più in panico di noi, e non sarebbe di aiuto. La soluzione è fare una battuta abbastanza tirata ma comunque di sicurezza che magari le mette un pochino in difficoltà ma che entri in campo per evitare ilo punto diretto all’avversario. Alzo gli occhi e guardo la mia compagna in battuta, col braccio alzato e la palla nella mano sinistra, concentrata, sicuramente impegnata nei miei stessi pensieri. Fischio dell’arbitro. Si alza la palla e la colpisce con forza ma non tirandola al massimo, la palla passa la rete, va nell’altro campo, supera la linea dei tre metri tra zona 6 e zona 5 … ma la passa di troppo e finisce fuori.
25-23. E’ finito il set, il sogno, si è spenta la luce che ci indicava la fine del tunnel, l’uscita, il sole.
Arriva la notizia che Ornavasso ha fatto il suo compitino e ha vinto 3-1, e con questo punto perso siamo ora a pari merito, ma per differenza set loro sono in B1 e noi siamo qui, sedute per terra con la vaga sensazione che il coach stia gridando qualcosa ma con la testa talmente piena di pensieri che non si capisce una parola, si sente solo il fastidioso rumore. Scende il sudore dalla fronte e va a spiaccicarsi sul mondoflex, insieme a tanti sogni, e al nostro umore. L’indegna fine di tanto lavoro e tanto impegno, di allenamenti fatti con la febbre e partite giocate con fasciature strette. Certo non è finita. C’è un altro set da giocare e da vincere per arrivare al 5 e portare comunque a casa la partita, perché non si smette mai di lottare. E ci sono i play off, seconda chance di conquistare la meta tanto voluta. E allora via, un bel respiro a pieni polmoni, cacciamo via i pensier come si fa con una mosca fastidiosa e torniamo in campo. Adesso per vincere davvero.
Smi
Ma desso riprendiamoci perché lo vogliamo vincere sto lunghissimo campionato, vogliamo la gloria, la gioia, i festeggiamenti e poi la meritata settimana di pausa, la vacanza e poi via con i progetti per la prossima stagione. La vogliamo. E andiamocela a prendere.
Tutte sulla riga laterali in attesa del fischio dell’arbitro che puntuale arriva, e allora dentro, si ricomincia da zero..anzi da 0-0.
Si procede lentamente, non si riesce ad allungare, sempre pari, più uno noi…pari, più uno loro..pari di nuovo. Ai time out tecnici tentiamo di dare qualche suggerimento, di sollevare il morale, ma siamo come in un video che va a rallentatore. Un cosa buona, una grossa cagata. Una cosa buona, una battuta fuori. Ma nonostante questo non ci scappano avanti, non ci distaccano e il punteggio è sempre li, basta davvero poco ma è come se non riuscissimo ad afferrare la fune perché troppo scivolosa. Con la stessa sensazione di lentezza e stranezza arriviamo a 23-22 per loro, momento decisivo. Non possiamo cedere un punto perché significherebbe fare i play off.
L’ultimo punto l’abbiamo conquistato noi, quindi tocca a noi battere… fuori. 24-22. Ma non è finita, ricezione ben fatta e via un bellissimo attacco in diagonale che ci riposta a un passo. 24-23 e battiamo ancora noi.
In un attimo mi passano nella testa tutte le cose che si domanda un giocatore quando deve andare a battere su questo punteggio. La tiro? … Meglio buttarla di la e giocarcela a muro e in difesa, se sbaglio è finito il set. Ma se è troppo facile il set è finito comunque. Fossimo tanto a poco la si tirerebbe, se sbagli va beh il set è già compromesso e se invece fai punto tutto di guadagnato… ma così punto a punto è molto diverso. Di solito si chiede all’allenatore che fare, ma in questo caso forse è meglio evitare perché lui è ancora più in panico di noi, e non sarebbe di aiuto. La soluzione è fare una battuta abbastanza tirata ma comunque di sicurezza che magari le mette un pochino in difficoltà ma che entri in campo per evitare ilo punto diretto all’avversario. Alzo gli occhi e guardo la mia compagna in battuta, col braccio alzato e la palla nella mano sinistra, concentrata, sicuramente impegnata nei miei stessi pensieri. Fischio dell’arbitro. Si alza la palla e la colpisce con forza ma non tirandola al massimo, la palla passa la rete, va nell’altro campo, supera la linea dei tre metri tra zona 6 e zona 5 … ma la passa di troppo e finisce fuori.
25-23. E’ finito il set, il sogno, si è spenta la luce che ci indicava la fine del tunnel, l’uscita, il sole.
Arriva la notizia che Ornavasso ha fatto il suo compitino e ha vinto 3-1, e con questo punto perso siamo ora a pari merito, ma per differenza set loro sono in B1 e noi siamo qui, sedute per terra con la vaga sensazione che il coach stia gridando qualcosa ma con la testa talmente piena di pensieri che non si capisce una parola, si sente solo il fastidioso rumore. Scende il sudore dalla fronte e va a spiaccicarsi sul mondoflex, insieme a tanti sogni, e al nostro umore. L’indegna fine di tanto lavoro e tanto impegno, di allenamenti fatti con la febbre e partite giocate con fasciature strette. Certo non è finita. C’è un altro set da giocare e da vincere per arrivare al 5 e portare comunque a casa la partita, perché non si smette mai di lottare. E ci sono i play off, seconda chance di conquistare la meta tanto voluta. E allora via, un bel respiro a pieni polmoni, cacciamo via i pensier come si fa con una mosca fastidiosa e torniamo in campo. Adesso per vincere davvero.
Smi
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